Al massimo entro il 2027 le auto elettriche avranno un prezzo inferiore rispetto a quelle con motore termico alimentato da combustibili fossili – anche in assenza di tassazioni agevolate o di eventuali incentivi economici all’acquisto – che attualmente continuano a dominare il mercato.
È quanto delinea il un nuovo studio condotto da BloombergNef per la federazione europea Transport & Environment (T&E), che prospetta una vera e propria rivoluzione nell’arco di sei anni massimo.
A partire però da presupposti precisi: per incentivare il passaggio verso le auto elettriche, resta infatti fondamentale che la Ue fissi una data di phase out delle auto tradizionali e si diffonda una capillare rete di infrastrutture di ricarica.
La diminuzione dei costi di produzione e il conseguente aumento di consenso dei consumatori sono infatti strettamente connessi con l’aumento dei volumi di produzione e vendite di veicoli elettrici; non è possibile dunque attendere semplicemente il 2027, rimandando acquisti e politiche dedicate a questa nuova forma di mobilità, per attendere che il miracolo della transizione si compia.
Almeno sette case automobilistiche e 10 Stati europei hanno annunciato piani per eliminare gradualmente le auto convenzionali.
Tuttavia, in assenza di un preciso impegno dell’Unione Europea, questi obiettivi rimarranno volontari o di incerta efficacia.
Ecco perché Transport & Environment sottolinea l’importanza di prevedere degli obiettivi vincolanti intermedi al 2027, per poi raggiungere il target finale che preveda lo stop alla vendita di nuovi veicoli a combustione interna nel 2035.
«I veicoli elettrici rappresenteranno presto una realtà alla portata delle tasche di tutti i nuovi acquirenti.
Entro massimo 6 anni saranno più economici dei motori a combustione interna.
Una buona notizia per il clima, per i consumatori e per la leadership industriale europea», commenta Veronica Aneris, direttrice per l’Italia di T&E.
Più nel dettaglio, secondo lo studio BloombergNef il primo segmento di veicoli elettrici a diventare più convenienti di quelli tradizionali sarà quello dei commerciali leggeri, già nel 2025.
Seguiranno, l’anno successivo, le berline elettriche (segmenti C e D) e i SUV di tutte le dimensioni. Le ultime a raggiungere la parità, fra sei anni, saranno le auto più piccole (segmento B).
Il perché di queste tempistiche è presto svelato: molto dipende dal costo delle nuove batterie che è atteso crollare del 58% entro il 2030, rispetto ai prezzi del 2020.
I veicoli in cui il costo delle batterie incide di più, come appunto i furgoni leggeri, diventeranno più economicamente vantaggiosi in un tempo minore.
Che cosa avverrebbe invece se la Ue e gli Stati membri non prevedessero obiettivi più rigorosi per incentivare la transizione e lasciassero fare al mercato?
Lo studio afferma che senza forti politiche di indirizzo, le auto elettriche a batteria raggiungeranno una quota di mercato dell’85% e i furgoni solo l’83% entro il 2035.
I veicoli inquinanti continuerebbero a essere venduti più a lungo del necessario e questo impedirebbe alla Ue di centrare l’obiettivo di decarbonizzazione che si è posta per il 2050.
«Con le giuste politiche, le auto e i furgoni elettrici possono raggiungere il 100% del mercato entro il 2035 in Europa.
Il Governo italiano – incalza Aneris – deve favorire questa transizione storica, da un lato sostenendo in Europa obiettivi di riduzione di CO2 più stringenti per i costruttori e introducendo il 2035 come data di fine vendita dei motori a combustione interna, dall’altro accelerando la diffusione dei veicoli elettrici nella flotta italiana.
È ora di rimboccarsi le maniche, di dispiegare una rete di ricarica nazionale adeguata e di introdurre politiche fiscali mirate e coerenti».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 10 maggio 2021 sul sito online “greenreport.it”)