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Bolsonaro ha dato 169 milioni di dollari a una Ong evangelica per prendersi cura degli indios che sono morti di fame e malattie

26 Gennaio 2023
in APPROFONDIMENTI, ARCHIVI, GOVERNO DEL TERRITORIO, NATURA, NEWS, piani territoriali
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Il Brasile è sconvolto dalle immagini del genocidio per fame e malattie degli indios Yanomami: foto e filmati di  bambini, donne e anziani dall’aspetto scheletrico, completamente malnutriti, molti dei quali sono morti poco dopo aver ricevuto i soccorsi, come nei campi di sterminio nazisti liberati dall’Armata Rossa e dagli Alleati.

Immagini tragiche e vergognose che hanno inondato giornali e social network dopo la visita del presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva nella Terra Indígena Yanomami nello Stato del Roraima e che ha denunciato al mondo quello che il presidente ha definito un “genocidio” frutto delle politiche del suo predecessore, il neofascista Jair Bolsonaro.

Ieri a questa denuncia, che la destra brasiliana respinge come una montatura politica, si è aggiunto il reportage “Como Bolsonaro gastou os recursos da saúde indígena? ONG evangélica ganhou R$ 872 milhões” pubblicato su O Globo dal gionalista Alvaro Gribel  che ha rivelato dati spaventosi sul disprezzo generalizzato e le apparenti illegalità e le evidenti irregolarità commesse dal governo di Bolsonaro (PL) rispetto alle politiche per la protezione e assistenza delle popolazioni indigene brasiliane. 

Secondo l’indagine giornalistica, nei 4  anni di amministrazione di Bolsonaro al Programa de Proteção e Recuperação da Saúde Indígena  è stato assegnato un budget di ben 6,13 miliardi di Real   (circa1,19 miliardi di dollari),  e l’88% è stato speso. 

Si tratta di 5,44 miliardi di Real (più di un miliardo di dollari), ma se pensate che siano stati investiti per migliorare le condizioni degli indios ai quali dovevano essere destinati si sbaglia.

Chi ha avuto il boccone più  grosso di questi stanziamenti è stata la ONG evangelica Missão Caiuá, con sede nel Mato Grosso, il cui motto è “A serviço do índio para a glória de Deus”, che ha ricevuto 872 milioni di Real (più di 169 milioni di dollari), 52 milioni dei quali (quasi 11 milioni di dollari) avrebbero dovuto essere destinati al popolo Yanomami solo nel 2022.

Ma i leader del popolo indigeno denunciano che quasi tutto quel denaro è stato destinato alla gestione burocratica e a “servizi” come il noleggio di aerei ed elicotteri per lo spostamento del personale dell’ONG evangelica e di medici e infermieri.

Il colmo è che questi aerei ed elicotteri sono stati noleggiati da Missão Caiuá da compagnie dei garimpeiros, i minatori nemici mortali degli Yanomami che invadono e devastano le loro terre e avvelenano i loro fiumi con il mercurio.

Júnior Hekurari Yanomami, presidente della Urihi Associação Yanomami, ha detto a  Gribel  che «praticamente, negli ultimi quattro anni, nessun medico o operatore sanitario è entrato nelle terras indígenas , il che chiarisce che l’importo milionario è stato effettivamente speso in “servizi” , come la firma di contratti e convenzioni con enti di operatori sanitari, nonché il noleggio di aerei ed elicotteri, senza però che nulla sia stato effettivamente fatto per gli indigeni in attesa di cure.

Quello che è successo è stato abbandono e criminalità. 

I soldi sono stati spesi male e mal pianificati. 

Quasi tutto è stato speso in “aria”. 

Aerei ed elicotteri per portare i professionisti all’interno del territorio, ma solo nel momento dell’emergenza, quando spesso è troppo tardi. 

Come l’ambulanza del  Serviço de Atendimento Móvel de Urgência  SAMU nelle città. 

Non c’è più niente per comprare medicine. 

Quello di cui abbiamo bisogno è la prevenzione, un piano d’azione e l’impegno per la vita».

Hekurari Yanomami ha anche denunciato che «la promozione e l’incoraggiamento di Jair Bolsonaro all’invasione delle terre da parte dei garimpeiros, c’è stata un’esplosione di aree che hanno cominciato ad essere occupate e sfruttate, il che ha generato una forte crisi di violenza, minacce, deforestazione e molti altri eccessi, come gli ordini perentori dei proprietari delle miniere che vietavano l’ingresso di medici, antropologi e altri agenti pubblici volti a fornire cure agli abitanti di quelle zone remote».

Molti dei bambini uccisi nella Terra Indígena Yanomami  erano vittime dell’acqua dei fiumi contaminata dal mercurio dei garimpeiros.

E Hekurari Yanomami rivela che «i Garimpeiros stanno intimidendo, minacciando i professionisti per  ottenere medicine. 

A causa di questi problemi, 6 unidades básicas de saúde sono state chiuse. 

Molti Yanomami sono stati lasciati senza cure e sono morti soli senza alcun aiuto. 

Con gli Yanomami c’è stata anche una mancanza di gestione. 

Se fosse stato un lavoro fatto  all’interno della nostra comunità, per fornire davvero assistenza medica non avremmo mai speso tutto questo».

Il 22 gennaio, 4 deputati federali del Partido dos Trabalhadores hanno depositato una denuncia penale alla Procuradoria-Geral da República contro l’ex presidente Jair Bolsonaro e l’ex ministro delle donne, della famiglia e dei diritti umani e attuale senatrice di opposizione Damares Alves (Repubblicanos-DF) con l’accusa di reato di genocidio contro i popoli Yanomami.

Nella denuncia si legge che «bambini e adulti in situazione di elevata malnutrizione, cadaverici, in una realtà che non dovrebbe esistere in un Paese che anno dopo anno registra record nella sua produzione agricola e sfama diverse nazioni e popoli.

La responsabilità di questa tragedia è nota in Brasile e nel mondo. 

Infatti, oltre all’omissione intenzionale, la prima persona rappresentata [Jair Bolsonaro] è direttamente responsabile dell’autorizzazione, dell’incoraggiamento e della protezione dell’estrazione illegale nelle terre indigene yanomami e in varie regioni dell’Amazzonia».

La denuncia riguarda anche tutti gli ex presidenti della Fundação Nacional dos Povos Indígenas (Funai) durante il governo Bolsonaro – dal gennaio 2019 al dicembre 2022 che  sarebbero direttamente responsabili dei decessi degli indios, per azione od omissione.

L’Onu aveva già informato il governo Bolsonaro della tragica situazione nella terra indigena Yanomami, ma il governo di destra aveva risposto di aver già adottato misure per garantire salute e cibo, con l’attuazione di programmi specifici per il popolo indigeno.

Anche per Sarah Shenker, responsabile di Survival International Brasil, «la catastrofica e senza precedenti crisi sanitaria che ha travolto gli Yanomami nel Brasile settentrionale è un genocidio in atto da anni.

L’ex Presidente Bolsonaro ha deliberatamente aperto le porte del territorio e ha incoraggiato migliaia di cercatori d’oro a riversarsi al suo interno.

Ha smantellato il servizio sanitario indigeno; ha sostenuto i minatori che hanno invaso i territori indigeni e ha ignorato i disperati appelli all’azione lanciati dalle organizzazioni indigene, da Survival e da molti altri non appena l’entità della crisi è divenuta palese.

La causa chiara ed evidente di questo disastro sono i minatori: le malattie che hanno portato, il mercurio con cui hanno avvelenato i fiumi e le persone, le foreste che hanno distrutto e la violenza che hanno scatenato.

Le conseguenze sono ben documentate: da quando Bolsonaro è salito al potere, sono morti per malattie evitabili 570 bambini Yanomami sotto i 5 anni; i bambini Yanomami muoiono di malnutrizione a un ritmo di 191 volte superiore alla media nazionale; nella regione di Auaris e Maturacá, 8 su 10 bambini yanomami soffrono di malnutrizione cronica; e così via.

Apprezziamo che il Presidente Lula ora lo abbia definito per quello che è: un genocidio.

Chiediamo ora che sia attuato un piano in 6 punti con estrema urgenza».

Eccolo:  1. Sfrattare i minatori.

Era già stato fatto anche negli anni ’90.

Per poter essere effettuata, l’operazione richiede vera volontà politica e finanziamenti adeguati.

  1. Inviare squadre sanitarie, quanto mai necessarie, e garantire ad esse finanziamenti a lungo termine.
  2. Perseguire politici e uomini d’affari che hanno tratto profitto da questo genocidio, sia nello stato di Roraima sia altrove.
  3. Smantellare le violente bande criminali che ora operano nell’area e perseguire coloro che hanno attaccato e ucciso gli Yanomami.
  4. Ripulire la filiera per garantire che chiunque acquisti oro brasiliano possa avere la certezza che sia stato estratto legalmente.
  5. Garantire che questa tragedia non si ripeta più: i territori indigeni devono essere protetti adeguatamente dalle invasioni e dal furto di terra, e serve la volontà di far rispettare queste protezioni.

Gli avamposti ufficiali di monitoraggio vicino alle comunità di Yanomami incontattati devono essere rafforzati.

Secondo il governo del Roraima nella regione vivono 78.500 indios in 719 comunità e per la Shenker «i primi segni di intervento da parte del Presidente Lula e della sua squadra sono incoraggianti.

Ma non c’è un minuto da perdere, le organizzazioni indigene brasiliane e Survival monitoreranno da vicino per assicurarsi che alle parole seguano i fatti».

E in realtà i fatti ci sono: la task force del governo federale brasiliano per aiutare gli indios nel Roraima ha già iniziato a fornire assistenza medica ai villaggi e ha già effettuato la prima consegna di 5.000 cesti alimentari di base, per un totale di 85mila tonnellate di alimenti destinati ai villaggi indigeni della regione.

Il ministro dello sviluppo, assistenza sociale, famiglia e lotta contro la fame (MDS), Wellington Dias, ha spiegato che «il lavoro coinvolge diversi ministeri e richiede azioni in collaborazione con il comune, lo stato e gli stessi leader indigeni. 

L’idea è quella di garantire la qualità della vita e la dignità che si desidera per queste persone.

E’ una situazione critica. 

Penso che tutti l’abbiano già notato. 

Quello che è successo è una tragedia. 

Io dico che è un genocidio.

C’è stato un ritiro di servizi che da tempo venivano erogati, oltre all’ingresso di persone strane. 

Immaginatevi un Parco Nazionale e l’arrivo di persone per realizzare miniere illegali, taglialegna non autorizzati, produttori, allevatori. 

E questo è molto peggio in un territorio che ha delle particolarità, con persone che non hanno avuto alcun contatto con l’ambiente esterno. 

Una semplice influenza che per noi non è un problema, per loro è fatale».

Dias ha spiegato come è stata intrapresa l’azione integrata per garantire la sicurezza alimentare agli Yanomami: «Gli elicotteri dell’Aeronautica Militare, quando arrivano con i viveri, trasportano anche cure mediche e, quando necessario, trasportano bambini, donne, anziani che necessitano di maggiori cure d’urgenza.

Purtroppo abbiamo perso molte persone e ci sono ancora molte persone in una situazione critica, ma ora le azioni che abbiamo ripreso ci permetteranno di salvare vite. 

E’ l’obiettivo principale di questo lavoro integrato.

Ci sono ancora altre sfide da superare, come l’estensione del territorio yanomami, che copre più di 17.000 Km2.

Molte comunità sono veramente isolate. 

Non c’è strada. 

Molti non sono vicini ai fiumi, non è possibile andarci in barca. 

C’è una certa complessità. 

La maggior parte non parla portoghese. 

Ci sono 6 lingue secondo i leader indigeni. 

Dovremo lavorare nell’ottica di uno sforzo globale.

C’è un’emergenza nell’ambito della comunicazione. 

Bisogna rispettare la prima lingua originale, ma pensare anche a utilizzare il portoghese, in una strategia pensata soprattutto per i giovani».

Intanto si muove la solidarietà dei brasiliani, soprattutto dei più poveri: le ONG Ação da Cidadania e Central Única das Favelas (Cufa) hanno lanciato una campagna di donazioni per far fronte all’emergenza sanitaria. 

Alcuni responsabili delle due Ong sono nel Roraima per monitorare in loco la mobilitazione e la distribuzione delle donazioni.

Un’azione coordinata con le agenzie del governo federale, come la Funai, il Frente Nacional Antirracista, le forze armate e gli enti locali, per promuove uno sforzo congiunto per raccogliere cibo per gli Yanomami.

Il ministero della salute ha pubblicato un modulo online per registrarsi come volontari per sostenere i team del Sistema Único de Saúde le cui attività attualmente si concentrano principalmente sui servizi nel territorio yanomami.

Lula ha spiegato su Twitter, che la misura è stata presa dopo che diversi volontari hanno offerto aiuto agli indigeni.

L’albo è permanente e quindi chi aderisce potrà essere richiamato anche per partecipare ad altre eventuali future missioni. 

I volontari già chiamati forniranno assistenza diretta ai pazienti che si trovano nella Casa de Saúde Indígena (Casai) Yanomami e assistenza all’ospedale da campo dell’Esercito. 

Il team è composto da medici, infermieri e nutrizionisti.

(Articolo  pubblicato con questo titolo il 25 gennaio 2023 sul sito online “greenreport.it”)

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