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Trattato di messa al bando delle armi nucleari, sì all’Onu di 123 Paesi. L’Italia vota no

3 Novembre 2016
in ARCHIVI, GOVERNO DEL TERRITORIO, NATURA, NEWS, piani territoriali
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al-bando-il-nucleare

Il 27 ottobre il Primo Comitato dell’Assemblea generale dell’Onu che si occupa di disarmo e questioni di sicurezza internazionale, ha adottato, con 123 voti a favore e 38 contrari,  una risoluzione politica che chiede di avviare nel 2017 i negoziati per un Trattato internazionale volto a vietare le armi nucleari, una decisione storica pone fine a due decenni di paralisi negli sforzi multilaterali per il disarmo nucleare.

Purtroppo l’Italia è stata tra i 38 Paesi contrari.  

Rete Italiana per il disarmo spiega che «ci sono ancora più di 15.000 armi nucleari attualmente nel mondo, in particolare negli arsenali di appena due nazioni: gli Stati Uniti e la Russia.  

7  altri Stati possiedono armi nucleari: Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord.  

La maggior parte delle 9 nazioni nucleari hanno votato contro la risoluzione Onu.  

Molti dei loro alleati, compresa l’Italia e gli altri Paesi in Europa che ospitano armi nucleari sul loro territorio come parte di un accordo Nato, non hanno sostenuto la risoluzione L.41.  

Ma le nazioni dell’Africa, dell’America Latina, dei Caraibi, del Sud-Est asiatico e del Pacifico hanno votato a grande maggioranza e ritorneranno ad essere protagonisti in occasione della Conferenza di negoziazione a New York il prossimo anno».

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La maggioranza dei  Paesi dell’Onu sono invece convinti che «un accordo multilaterale e obbligatorio che vieti l’impiego o la minaccia di impiego di armi nucleari contribuirebbe a eliminare la minaccia nucleare e a creare il clima giusto per portare a termine l’eliminazione delle ermi nucleari» e per questo chiedono alla Conferenza sul disarmo di intraprendere di negoziati per una convenzione internazionale «che vieti in ogni circostanza il ricorso ad armi nucleari o la minaccia di farvi ricorso».

Per questo la risoluzione chiede all’Onu di organizzare nel 2017una Conferenza «che abbia per obiettivo la negoziazione di uno strumento giuridicamente obbligatorio mirante ad interdire le armi nucleari, in vista della loro completa eliminazione».

La risoluzione proposta da Austria, Brasile, Irlanda, Messico, Nigeria e Sudafrica è stata adottata nonostante l’opposizione degli Stati dotati di armi e il voto all’Onu è arrivato poche ore dopo l’adozione da parte del Parlamento europeo di una a risoluzione su questo tema con 415 voti favorevoli, 124 contrari e 74 astensioni che invita  gli Stati membri dell’Ue a «partecipare in modo costruttivo» ai negoziati del 2017.

«Un invito non raccolto dall’Italia che si è schierata contro la Risoluzione L.41 continuando, come nei passi precedenti di questo percorso, a sostenere la posizione degli Stati Uniti e di tutte le altre potenze nucleari – dicono a Rete Italiana per il disarmo – Ricordiamo che l’Italia è posta sotto “l’ombrello nucleare” della NATO e, a seguito degli accordi di cosiddetto “Nuclear Sharing”, ospita sul proprio territorio ordigni di tale natura».

La Campagna Internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican), la coalizione mondiale della società civile attiva in 100 Paesi di cui fa parte  anche Rete Italiana per il disarmo, ha salutato l’approvazione della risoluzione come «un importante passo positivo in avanti, che segna un cambiamento fondamentale nel modo in cui il mondo sta cercando di affrontare la minaccia degli ordigni nucleari».

La direttrice esecutiva dell’Ican,  Beatrice Fihn, ha sottolineato che «per sette decenni l’ONU ha messo in guardia contro i pericoli dell’arma nucleare e tantissime persone ed organizzazioni nel mondo hanno portato avanti campagne per la loro abolizione.  

Oggi la maggior parte degli Stati ha deliberato di bandire queste armi.  

Un Trattato che vieti le armi nucleari rafforzerebbe la norma globale contro l’uso e il possesso di queste armi, già presente nel Trattato di Non Proliferazione, chiudendo le principali lacune del regime giuridico internazionale esistente e stimolando un’azione di disarmo che per molto tempo si è bloccata.  

Il voto dimostra molto chiaramente che la maggior parte delle nazioni del mondo considera necessario, possibile e urgente un divieto chiaro di esistenza e possesso di armi nucleari.  

Tali Paesi vedono questa come l’opzione più praticabile per ottenere un reale progresso sul disarmo globale».

Lisa Clark dei Beati i Costruttori di Pace, aderente a Rete Disarmo, ha detto: «Siamo davvero molto contenti del risultato dei due voti, quello all’Onu ma anche quello al Parlamento europeo.   

Davvero grande e prezioso è stato il lavoro di mobilitazione della Campagna Ican  che ha avuto lo straordinario merito di aver rilanciato il disarmo nucleare a livello di movimento popolare e non solo più come tema di discussione tra pochi addetti ai lavori.  

È chiaro però che un Trattato per la messa al bando delle armi nucleari che non veda tra i propri membri le potenze nucleari non sarà sufficiente per realizzare davvero un disarmo pieno.  

Quindi dobbiamo prepararci a un nuovo e lungo duplice lavoro.  

Da un lato portare avanti, a partire dall’anno prossimo, i lavori per il Trattato di messa al bando; dall’altro trasformare questo lavoro in un enorme movimento che entri dentro i meccanismi governativi delle potenze nucleari, facendo loro capire che quelle armi nei loro arsenali non sono il simbolo della loro potenza, ma solo la medaglia della vergogna che contraddistingue gli stati canaglia».

Anche Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo, evidenzia che «“Si è riusciti finalmente a formare un fronte unito tra gli Stati che da sempre di impegnano per il disarmo e tutti quelli che finora hanno rispettato il loro impegno di non dotarsi di armi nucleari (impegno presente nel Tnp) a condizione che le potenze nucleari smantellassero i propri arsenali.“ Un risultato ottenuto poiché molti Paesi si sono stancati di non veder realizzata la parte dell’accordo in capo agli Stati nucleari»

Le armi nucleari rimangono le uniche armi di distruzione di massa non ancora fuori legge in modo globale e universale nonostante i loro catastrofici impatti ambientali e umanitari, ben chiari e documentati.  

Le armi biologiche, armi chimiche, mine antiuomo e bombe a grappolo sono topologie di ordigni tutte esplicitamente proibite dal diritto internazionale.

Attualmente per le armi nucleari esistono invece solo divieti parziali.

Il disarmo nucleare è stata una delle priorità delle Nazioni Unite sin dalla creazione dell’Organizzazione nel 1945.

Gli sforzi per far avanzare questo obiettivo fondamentale si sono fortemente rallentate negli ultimi anni, con le potenze nucleari che hanno deciso di investire pesantemente nella modernizzazione dei propri arsenali.

Venti anni sono passati dalla negoziazione del precedente strumento multilaterale di disarmo nucleare: il Comprehensive Nuclear-test Ban Treaty discusso nel 1996 ma che deve ancora entrare formalmente in vigore per l’opposizione di una manciata di nazioni.

In tutto questo processo, le vittime e i sopravvissuti di detonazioni di armi nucleari, tra cui i test nucleari, hanno contribuito attivamente al percorso. 

Dopo il voto all’Onu Setsuko Thurlow, una hibakusha, una superstite del bombardamento di Hiroshima,  ha detto: «Questo è un momento davvero storico per il mondo intero.  

Per quelli di noi che sono sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, è un’occasione molto gioiosa.  

Abbiamo aspettato così a lungo che questo giorno arrivasse.  

Le armi nucleari sono assolutamente aberranti e tutte le nazioni dovrebbero partecipare ai negoziati del prossimo anno per metterle fuori legge.  

Spero di essere io stessa a ricordare ai delegati del indicibili sofferenze che le armi nucleari causano.  

E quanto sia grande la nostra responsabilità e il nostro compito nel fare in modo che tale sofferenza non accada mai più».

Pochi giorni fa 15 vincitori del premio Nobel per la Pace hanno esortato i governi a sostenere i negoziati, auspicando «una conclusione tempestiva e di successo in modo che si possa procedere rapidamente verso l’eliminazione finale di questa minaccia esistenziale per l’Umanità».

La Fihn  conclude: «Questo Trattato non riuscirà ad eliminare istantaneamente e con la bacchetta magica tutte le armi nucleari.  

Ma con esso si stabilirà un nuovo standard giuridico internazionale potente, che andrà a stigmatizzare le armi nucleari spingendo le nazioni ad intervenire con positiva urgenza nei processi di disarmo”.  

In particolare il Trattato metterà grande pressione sulle nazioni, come l’Italia, che ricevono qualche forma di protezione dalle armi nucleari di un proprio alleato; uno stimolo ulteriore a porre fine a questo tipo di politica, che potrà avere come ulteriore risultato una spinta al disarmo completo degli attuali Paesi nucleari».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 28 ottobre 2016 sul sito online “greenreport.it”)

I 38 Paesi che hanno votato NO

Albania, Andorra, Australia. Belgio, Bosnia, Bulgaria, Canada , Croazia, Danimarca, Rep Ceca, Estonia, Francia, Germania , Grecia, Ungheria, Islanda, Israele, Italia, Giappone, Latvia, Lituania, Lussemburgo, Micronesia, Monaco, Montenegro, Norvegia, Polonia, Portogallo, Rep Corea, Romania, Russia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Turchia, Gran Bretagna, Stati Uniti

ASTENUTI India, Cina, Finlandia, Olanda, Pakistan, Nicaragua, Svizzera, Mali,  e altri pochi stati  minori

votanti-per-il-bando-bombe-nucleari

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