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L’Inghilterra protegge davvero solo il 3,22% del suo territorio

20 Ottobre 2022
in APPROFONDIMENTI, ARCHIVI, AREE NATURALI PROTETTE, GOVERNO DEL TERRITORIO, MATERIE TRATTATE, NATURA, NEWS, parchi nazionali, piani territoriali
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Il rapporto “Achieving 30×30 in England on land and at sea”, pubblicato da Wildlife and Countryside Link, è il primo a valutare lo stato di avanzamento annuale delle politiche per proteggere il 30% delle terre emerse e del mare del Regno Unito e a valutare come e se sono state finora mantenute dal governo conservatore britannico le promesse fatte dall’ex premier Boris Johnson che aveva anche assicurato che avrebbe lavorato a stretto contatto con i governi autonomi di Scozia, Galles e Irlanda del Nord per raggiungere al più presto questo obiettivo.

Per questo gli ambientalisti chiedono alla nuova premier Liz Truss di «inviare un chiaro messaggio internazionale che il Regno Unito sarà un leader globale nell’attuazione del 30×30. 

L’obiettivo 30×30 dovrebbe essere un impegno chiave nei colloqui globali sulla natura alla COP15 di Montreal a dicembre».

Il rapporto sostiene che questo «significa “designazione, non deregolamentazione”: proteggere più terra e mare per la natura, piuttosto che indebolire le leggi ambientali» e fa – in negativo – l’esempio del  disegno di legge di revoca e riforma della legislazione europea che abrogherà centinaia di leggi ambientali pre-Brexit  entro la fine del 2023. Per Wildlife and Countryside Link «In particolare, i piani per la “riforma fondamentale” dei regolamenti sugli habitat potrebbero indebolire le leggi più solide ed efficaci del Regno Unito che difendono gli habitat naturali e la fauna selvatica».

Gli ambientalisti chiedono anche alla premier di «confermare la sua intenzione di partecipare di persona» alla 15esima conferenza delle parti della Convention on biological diversiy (COP15 CBD)  «per spingere per un’azione globale per proteggere e ripristinare la natura».

Al netto della propaganda politica che Boris Johnson ha diffuso a piene mani negli ultimi anni, le cifre del rapporto sono impietose:

solo il 3,22% del territorio dell’Inghilterra è davvero protetto per la natura;

il governo ha designato 2831 ettari in tre nuovi Sites of Special Scientific Interest (SSSI), contribuendo per lo 0,22% alla quantità di territorio protetto. 

Si potrebbe dire che al massimo l’8% dei mari dell’Inghilterra sia davvero protetto per la natura; La progressione delle misure di gestione in alcune Aree marine protette ha aumentato la quantità di oceano al massimo del 4%.

Un’analisi separata ha rilevato nel 2021 che almeno il 90% delle Aree marine protette del Regno sono state danneggiate dalla pesca a strascico o dal dragaggio.

Gli impegni per la protezione degli oceani, inclusa la designazione di Highly Protected Marine Areas (HPMA), sono i benvenuti, ma solo lo 0,53% delle acque inglesi è stato designato come HPMA, a fronte di un obiettivo del 10%.

Sono stati compiuti progressi per quanto riguarda la protezione nelle aree marine protette (AMP), ma questa resta lenta, con solo quattro AMP offshore protette in tutto o in parte dai danni causati dalla pesca a strascico e dal dragaggio contro l’impegno a proteggere 40 siti entro il 2024.

A terra, nel 2022 gli incendi diffusi nelle torbiere inglesi  ha danneggiato il più grande deposito di carbonio del Regno Unito, con 51 incendi nelle aree protette e con una crescita degli incendi del 67% rispetto al 2021.

Il rapporto denuncia che «questa mancanza di progressi, unita a un’agenda di deregulation del governo, sta mettendo il Regno Unito a rischio di allontanarsi ancora di più da dove dovrebbe essere per proteggere e ripristinare la natura».

Gli ambientalisti sottolineano anche la mancanza di finanziamenti e iniziative per migliorare le condizioni di tutti i siti naturali protetti e la mancanza di progressi nel presentare proposte specifiche su come altri strumenti di protezione e conservazione dei siti come i Local Wildlife Sites e i Wildbelt possono essere rafforzati per soddisfarela promessa del 30×30.

Presentando il rapporto, Richard Benwell, CEO di Wildlife and Countryside Link, ha detto che «il 30×30 è una brillante promessa ambientale e il governo ha ancora la possibilità di stabilire un ruolo guida internazionale nel ripristino della natura. 

Sfortunatamente, i nostri dati mostrano che nella corsa per fermare il declino della natura entro il 2030, il governo sta zoppicando all’indietro. 

Di questo passo, le prospettive del governo di proteggere efficacemente il 30% della terra e del mare entro il 2030 stanno svanendo.

Se i piani di deregulation stabiliti nel disegno di legge (revoca e riforma) della legge Ue andranno avanti invariati e se l’attuale revisione della politica agricola interromperà la transizione verso un’agricoltura più verde, allora ogni speranza di raggiungere l’obiettivo del 2030 potrebbe andare delusa.

Fortunatamente c’è ancora tempo per avere successo e le azioni necessarie sono illustrate nel nostro rapporto. 

Le stesse revisioni del governo hanno raccomandato di rafforzare le regole per il ripristino della natura nei parchi nazionali e negli AONB e hanno proposto una rete di aree marine altamente protette in mare. 

Invece di inseguire le ricompense da fine dell’arcobaleno immaginarie della deregulation, il governo dovrebbe attuare queste revisioni per tornare in pista per 30×30».

Craig Bennett, amministratore delegato di The Wildlife Trusts, ha avvertito il governo che «la natura non si riprenderà senza proteggere almeno il 30% della terra e del mare entro il 2030.

Il governo si è impegnato a raggiungere quell’obiettivo, ma questo rapporto mostra una allarmante mancanza di progressi. 

Perseguire un pericoloso programma di deregulation e indebolire il sostegno a un’agricoltura rispettosa della natura renderà il percorso verso il 30X30 ancora più difficile, minacciando la salute del nostro suolo e gli impollinatori, minando la nostra sicurezza alimentare e spazzando via specie vulnerabili come ricci e tortore.

Servono politiche che aiutino a ripristinare la natura, il più velocemente possibile, non a peggiorare le cose. 

Questo significa leggi forti e investimenti in fiumi più puliti, ricreare zone umide e prati fioriti e aumento delle popolazioni di insetti in via di estinzione, prima che sia troppo tardi».

Beccy Speight, amministratore delegato della Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) ha evidenziato che «l’Inghilterra è uno dei Paesi più poveri di natura sulla Terra, ma con una mossa accorta e coraggiosa, il governo del Regno Unito si è impegnato a proteggere il 30% della terra e del mare per la natura entro il 2030.

Tuttavia, due anni dopo questo impegno, e con appena 8 alla fine, non c’è stato quasi nessun progresso sulle condizioni o sull’estensione delle nostre aree protette, sui luoghi di cui la nostra fauna selvatica ha bisogno e le persone apprezzano di più. 

In effetti, i recenti eventi indicherebbero che il governo del Regno Unito potrebbe in realtà smantellare gli elementi costitutivi fondamentali necessari per raggiungere questo obiettivo proponendo piani per eliminare le leggi che proteggono la natura e i finanziamenti per gli agricoltori rispettosi della natura».

Il rapporto conclude che, già entro il prossimo anno, il governo potrebbe compiere progressi significativi verso il raggiungimento del 30×30: portare al buono stato i siti protetti terrestri esistenti implementando e investendo in misure di gestione e monitoraggio regolare, con l’obiettivo di avere almeno il 75% degli SSSI in condizioni favorevoli entro il 2042.

La cifra attuale è del 40%.

Ampliamento della rete dei siti protetti a terra con un piano d’azione per il completamento della rete dei siti protetti. Promuovere la natura nei parchi nazionali e nelle aree Outstanding Natural Beauty, rafforzando le disposizioni per la natura e fornendo maggiori risorse per sostenere il recupero della natura in questi territori protetti.

Designare i primi 5 siti Highly Protected Marine Area pilota e designare ulteriori siti HPMA per contribuire a raggiungere almeno il 10% dei mari inglesi nelle HMPA entro il 2030.

Implementazione di una migliore gestione delle aree marine protette mediante l’attuazione di divieti di pratiche dannose, compresa la pesca a strascico al loro interno.

Mantenere e rafforzare i Regolamenti Habitat, che forniscono le più forti protezioni per i nostri siti e specie più significativi e vulnerabili.

Mark Lloyd, CEO di The Rivers Trust, ha commentato: «L’obiettivo 30×30 del governo dovrebbe essere una chiave di volta per proteggere i fiumi, le arterie vitali del nostro territorio. 

Purtroppo, però, questo rapporto dimostra che gli obiettivi non significano nulla se non sono sostenuti da solide politiche e norme. 

L’attuale tasso di protezione delle aree terrestri e marine è pessimo e la prospettiva di abolire le normative ambientali e gli incentivi affinché gli agricoltori svolgano un ruolo di primo piano nel recupero del territorio rappresenta una seria minaccia alla credibilità dell’obiettivo 30×30. 

Imploriamo il governo non solo di impegnarsi nuovamente a raggiungere tale obiettivo alla COP15 di Montreal, ma anche di attuare politiche che garantiscano che sia realizzabile».

Per Julie Williams, CEO di Butterfly Conservation, «l’ambizione di proteggere il 30% del Regno Unito per la natura entro il 2030 è ammirevole e abbiamo accolto con favore l’impegno del governo a farlo nel 2020.

Ma da quell’annuncio non è successo quasi nulla. Abbiamo bisogno di più di semplici parole calorose, abbiamo bisogno di azioni che portino ad attuarle.

La natura è in crisi. 

Gli incontri con farfalle e falene sono ormai rari per molte persone, ma abbiamo le conoscenze per offrire un futuro diverso. 

Dobbiamo essere positivi per la natura, garantire che le decisioni sull’uso del suolo siano sostenibili, lavorare per recuperare popolazioni di specie minacciate e ripristinare una natura abbondante, per consentire a farfalle e falene di prosperare insieme alle persone.

Le persone vogliono essere connesse alla natura e sanno che la natura ha bisogno di protezione, il governo deve agire».

Ian Dunn, CEO di Plantlife, ha concluso: «Finora i progressi per raggiungere il 30% entro il 2030 sono stati congelati e le proposte del governo di eliminare i regolamenti sugli habitat minacciano di bloccare ulteriormente il cambiamento di cui la natura e la fauna selvatica hanno urgentemente bisogno.

Il fatto che solo il 3,22% del territorio inglese sia stato effettivamente protetto entro il 2022 non è l’inizio rapido necessario.

In vista della conferenza globale sulla biodiversità di dicembre, è giunto il momento di accelerare il passo e mostrare leadership, non tornare indietro nel gruppo.

In nessun luogo il bisogno di protezione è pressante come nelle foreste pluviali temperate britanniche in via di estinzione.

Sono diventati più piccole, più frammentate e isolate l’una dall’altra nel corso dei secoli, a causa del pascolo eccessivo, del taglio e della conversione.

Quasi tre quarti della restante foresta pluviale temperata dell’Inghilterra non ha alcuna protezione formale: nonostante siano hot spot  di abbondante biodiversità, il 73% delle foreste pluviali che sono mappate ricadono  al di fuori dei Sites of Special Scientific Interest.

Cos’hanno in comune Burkina Faso, Estonia, Sri Lanka e oltre la metà dei Paesi del mondo?

Hanno tutti aderito alla High Ambition Coalition for Nature and People.

I firmatari dell’HAB si impegnano a proteggere almeno il 30 % della terra e degli oceani del pianeta entro la fine di questo decennio.

Il 30X30 è di gran lunga la migliore possibilità che abbiamo per garantire un pianeta stabile e vivibile per le persone e la natura.

Il Regno Unito – in quanto membro fondatore della coalizione insieme a Francia e Costa Rica –  deve semplicemente mantenere i suoi impegni HAB o, collettivamente, dovremo abbassare la testa per la vergogna mentre il mondo naturale si sgretola intorno a noi».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 19 ottobre 2022 sul sito online “greenreport.it”)

 

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