Nel 1980, era ottobre, si tenne all’Università di Camerino una oceanica riunione di tutte – o quasi – le “teste pensanti” del mondo ambientalista italiano.
Tema ne fu la “sfida del 10%”, ovvero l’elaborazione di una strategia e della conseguente normativa per arrivare a proteggere con parchi e riserve naturali almeno quella percentuale del territorio del Paese.
Il Parco Nazionale d’Abruzzo – già all’epoca esempio-pilota – schierò tutta la sua squadra: generali, colonnelli e truppe.
Io ero sui Monti Sibillini a fare il censimento dei lupi e partecipai (fra le truppe).
Sembravamo tutti generosi Davide portatori di idee balzane che sfidavano Golia: speculazione edilizia, consumo di suolo, bonifiche insensate, regimazione dei corsi d’acqua, strapotere del mondo venatorio, foreste come legna da ardere, infrastrutturazione di montagne e coste, mito della industrializzazione, specie animali sull’orlo del tracollo … e così via.
Per gran parte degli anni ’80 del secolo scorso rantolarono in Parlamento proposte su proposte, sistematicamente archiviate alla fine (assai rapida) di ogni legislatura (ma come diavolo fanno i tedeschi a garantire decenni di stabilità e continuità amministrativa come è stato per la Merkel?).
Alla fine del decennio ’80, mentre nella pentola delle Procure bollivano i prodromi di Mani Pulite, finalmente a Montecitorio e Palazzo Madama qualcosa comincia a muoversi, sostanzialmente grazie a Gianluigi Ceruti (Verdi) e al mai abbastanza rimpianto Antonio Cederna (P.C.I.) del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita.
Un bestiale tiro alla fune!
Si aprono gli anni ’90 e il tiro alla fune pare individuare un equilibrio.
Tira e molla quasi su ogni articolo … tira e molla …. alla fine del 1991, per precisione il 6 dicembre, viene approvata la Legge 394 “Legge Quadro sulle Aree Protette” ovvero il caposaldo futuro di tutta la politica nazionale sull’argomento.
Grandi brindisi ed entusiasmo in tutto il mondo ambientalista; all’epoca vivace, partecipato ed effervescente.
Poi?
Poi ci siamo inventati un lessico fatto di nuove parole; sostenibilità, biodiversità, economia circolare, valorizzazione ecocompatibile, agricoltura bio, direttive europee, siti di interesse comunitario, zone di protezione speciale, carte europee del turismo sostenibile …… e Filologia cantando.
Un profluvio.
Poi?
Poi nel 2001 abbiamo festeggiato i dieci anni dal varo di quella legge importantissima e straordinaria.
Che aveva raccolto plauso e consenso in Europa e in mezzo mondo.
L’Italia era all’avanguardia in tema di Aree Protette: chi ci avrebbe creduto dieci anni prima?
Poi?
Poi, nel 2011, abbiamo celebrato i venti anni della 394/91 disquisendo, proprio in un ospitale albergo a piazza Montecitorio, su come si potesse migliorare ancora il prezioso gioiello normativo che – in qualche punto – aveva (e forse ha) bisogno di un tagliando di revisione.
E di qualche altro si doveva (deve) rendere più stringente, in senso conservazionista, l’applicazione.
Poi, nella seconda metà degli anni ‘10 del nuovo secolo/millennio, quasi le stesse truppe radunate a Camerino tanti anni prima sono state costrette a mobilitarsi per difendere la 394 – ribattezzata “piccola Costituzione delle Aree Protette” – da furbeschi tentativi di snaturamento (ma molti ne erano purtroppo già andati in porto nel corso degli anni).
Un testo normativo che per molti era diventato palestra per l’applicazione del detto “fatta la legge … trovato l’inganno”.
Oppure per far finta di non capire (vedasi mancate redazioni dei piani dei parchi e conseguenti regolamenti, istituzione delle Aree Contigue, caratteristiche curriculari di presidenti e consigli direttivi, crescita e sviluppo delle competenze nelle comunità dei parchi, sempre più cervellotiche procedure di nomina dei direttori, equiparazione delle Aree Marine Protette ai parchi nazionali, obliterata istituzione di parchi NAZIONALI importantissimi come il Gennargentu o il Delta del Po … e così procedendo).
La mobilitazione coraggiosa di quella banda di forsennati – auto-battezzati “Gruppo dei 30” – fermò il tentativo di scempio.
Tiremm innanz!
Stiamo per arrivare al 6 dicembre 2021, ovvero al trentennale della Legge Quadro.
Data che dovrebbe far registrare un pullulare di iniziative di celebrazione e magari un’ondata di proposte realmente migliorative in termini di garanzie di conservazione della Natura (almeno nei parchi); con un tentativo di implementazione (termine che personalmente detesto) dello strumento che ci ha consentito di arrivare (e superare) al famoso 10%, obbiettivo amorevolmente vagheggiato a Camerino trent’anni fa.
Dove stanno le iniziative?
- Ministero Ambiente? Ops … siamo impegnati con le energie e le trans –“i” o “a”? – zioni ecologiche.
- Grandi Associazioni ambientaliste? Gasp …..ce ne siamo dimenticati.
- Mondo accademico? Gulp … ma che tocca a noi?
- Mondo dei parchi? Beh …. chi l’ha visto?
Noi restiamo qui. A rimuginare su tutte le battaglie fatte: é valsa la pena di combatterle?
Certamente sì (dico io), ma questo “silenzio del trentennale” addolora e riconferma che, come la Politica insegna, l’italica gente ha la memoria corta.
P.N.R.R. = Poveri Noi Ragazzi (si fa per dire) Reminiscenti!
Giorgio Boscagli – Biologo – Società Italiana per la Storia della Fauna
Carissimo Giorgio, a Camerino c’ero anch’io, come anche alla prima (ed ultima) Conferenza Nazionale sui Parchi a Torino, ove il compianto ministro dell’ambiente Altero Matteoli fece uno sproloquio inneggiando alla politica “antropocentrica” che si sarebbe dovuta realizzare e si guadagnò una bufera di fischi e di disapprovazione. Poi intervenni io a nome del Parco d’Abruzzo e del WWF ricevendo grandi applausi.
Un volontario del WWF, incaricato degli spostamenti, portò in albergo Matteoli e il Direttore Generale Cosentino. Riferendosi ai miei applausi, Cosentino consolò il ministro dicendogli (così mi raccontò l’autista) “Non si preoccupi, Ministro, questo qui (cioè io) lo sistemeremo presto. E tu ricorderai cosa furono gli ultimi anni miei al PNA con tantissime denunce, penali e civili. dalle quali uscii con assoluzioni piene.