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Corte dei conti europea: per la gestione della migrazione in Grecia ed in Italia è ora di intensificare gli sforzi per ovviare alle disparità tra obiettivi e risultati

14 Novembre 2019
in APPROFONDIMENTI, ARCHIVI, GOVERNO DEL TERRITORIO, NATURA, NEWS, piani territoriali
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Fino al 2019, l’Unione europea ha destinato 703 milioni di euro di fondi d’emergenza alla Grecia e 122 milioni di euro all’Italia provenienti dal Fondo asilo, migrazione e integrazione (fondi di assistenza di emergenza dell’AMIF), oltre ai 328 milioni destinati alla Grecia e ai 394 milioni di euro destinati all’Italia nell’ambito dei programmi nazionali dell’AMIF per il 2014‑2020.

La Corte dei conti europea, che oggi ha presentato la relazione speciale “Asilo, ricollocazione e rimpatrio dei migranti: è ora di intensificare gli sforzi per ovviare alle disparità tra obiettivi e risultati”, ricorda che «i regimi temporanei obbligatori di ricollocazione sono stati introdotti nel settembre 2015 con due decisioni del Consiglio europeo e sono stati applicabili tra il 24 marzo 2015 e il 26 settembre 2017.

I migranti ricollocati durante questo periodo di ammissibilità hanno rappresentato il 4 % circa di tutti i richiedenti asilo in Italia e il 22 % circa di quelli in Grecia.

Il Regno Unito e la Danimarca hanno esercitato il proprio diritto di non partecipazione e l’Ungheria e la Polonia non hanno ricollocato alcun migrante.

Finora non è stato raggiunto alcun consenso su un sistema permanente di ricollocazione.

La percentuale di rimpatrio di cittadini di paesi terzi ai quali era stato intimato di lasciare l’Ue è stata di circa il 40 % nel 2018 e di circa il 20 % in Grecia ed in Italia.

I tassi di rimpatrio verso Paesi al di fuori dell’Europa sono stati persino più bassi».

Negli ultimi anni l’Unione europea ha registrato livelli di migrazione senza precedenti, che hanno raggiunto il picco nel 2015, portando a un aumento delle domande di asilo, in particolare in Grecia e in Italia.

Per fronteggiare la crisi, l’Ue ha creato hotspot, ha introdotto regimi temporanei di ricollocazione ed ha aumentato i relativi finanziamenti.

La Corte dei conti europea «ha valutato se il sostegno dell’Ue alla Grecia e all’Italia avesse conseguito gli obiettivi stabiliti, se i regimi di ricollocazione avessero raggiunto i valori-obiettivo fissati e se le procedure di asilo e di rimpatrio fossero efficaci e celeri» e secondo la relazione speciale «l’Ue dovrebbe intensificare gli sforzi in materia di asilo, ricollocazione e rimpatrio dei migranti per meglio raggiungere gli obiettivi del sostegno da essa fornito.

I sistemi di ricollocazione di emergenza non hanno conseguito i valori-obiettivo fissati ed hanno raggiunto solo in parte il principale obiettivo di alleviare la pressione in Grecia ed in Italia.

Nonostante l’aumento della capacità di trattamento dei casi di asilo in entrambi i Paesi, vi sono tuttora lunghi tempi di trattamento e strozzature, ed al contempo i rimpatri di migranti irregolari rimangono poco numerosi e problematici in tutta l’Ue».

Il relatore per la Corte dei conti europea, Leo Brincat, ha evidenziato che «la gestione, da parte dell’Ue, della migrazione in Grecia ed in Italia è stata importante, ma non ha raggiunto il pieno potenziale. E’ ora di intensificare gli sforzi per ovviare alle disparità tra obiettivi e risultati».

Infatti, la Corte ha riscontrato che «le azioni di sostegno dell’Ue prese in esame affrontavano i bisogni individuati, ma che la maggior parte dei progetti non aveva conseguito appieno i rispettivi valori-obiettivo.

La registrazione e il rilevamento delle impronte digitali dei migranti erano migliorati notevolmente, ma la situazione presso gli hotspot greci rimane estremamente critica in termini di capacità e per quel che concerne la situazione dei minori non accompagnati.

Le operazioni dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) soffrivano ancora di una carenza di esperti nazionali, mentre l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) aveva in realtà impiegato più personale di quanto necessario presso gli hotspot italiani, che sono stati trovati vuoti o quasi vuoti».

La relazione speciale rammenta che «gli Stati membri dell’Ue si sono giuridicamente impegnati a ricollocare 98.256 migranti, contro un valore-obiettivo iniziale di 160.000.

Tuttavia, solo 34.705 persone sono state ricollocate (21.999 dalla Grecia e 12.706 dall’Italia)». A giudizio della Corte, «i regimi non hanno realizzato la performance attesa, a causa principalmente della bassissima percentuale di migranti registrati per la ricollocazione potenzialmente ammissibili; ciò perché sia le autorità greche che quelle italiane non sono state inizialmente in grado di individuare tutti i potenziali candidati e di indirizzarli con successo a presentare domanda di ricollocazione.

Una volta che i migranti erano registrati per la ricollocazione, gli sforzi compiuti hanno avuto miglior esito».

Tuttavia, la Corte ha riscontrato una serie di debolezze operative nella procedura di ricollocazione: «In Grecia, l’accresciuta capacità di trattare le richieste di asilo non è stata ancora sufficiente ad affrontare il crescente arretrato.

La dichiarazione Ue-Turchia del 2016 ha avuto una notevole incidenza sugli arrivi.

Tuttavia, la sua pietra miliare, la procedura di frontiera accelerata per l’esame delle domande di asilo, non è abbastanza rapida: nel 2018, invece di pochi giorni, ci sono voluti in media 215 giorni dalla domanda alla relativa decisione di primo grado.

Su tali ritardi hanno inciso in primo luogo problematiche quali la penuria di medici per effettuare valutazioni delle vulnerabilità sulle isole greche.

Per le procedure accelerate e ordinarie, la situazione era persino più problematica, con le date dei colloqui fissate rispettivamente per il 2021 e il 2023.

Inoltre, un numero ingente di decisioni di diniego in primo grado sta passando alla fase dell’impugnazione, per la quale vi è già un sovraccarico di lavoro».

Per quanto riguarda il nostro Paese la relazione speciale evidenzia che «l’Italia attualmente dispone di sufficiente capacità di trattamento per trattare gli arrivi e le domande di asilo in primo grado, nettamente diminuiti, ma non per trattare l’elevato numero di impugnazioni.

Per una domanda di asilo presentata nel 2015 sono occorsi in media oltre quattro anni per giungere all’ultimo grado di ricorso». La Corte segnala che «è probabile che il sostegno alle autorità giudiziarie diventi la necessità più pressante del sistema italiano di asilo».

Insomma, né la legge Bossi-Fini, né le successive modifiche volute da Minniti e Salvini fiunzionano perché non tengono conto di problematiche essenziali e si sono dimostrati meri strumenti di propaganda e repressivi che hanno acuito le difficoltà.

Un esempio è la promessa clamorosamente mancata dall’ex ministro degli interni Salvini di aumentare drasticamente i rimpatri.

La Corte dei conti europea dice che «i migranti effettivamente rimpatriati sono di gran lunga inferiori alle decisioni di rimpatrio adottate, sia in Grecia che in Italia, così come nell’insieme dell’Ue.

Le principali ragioni sono: le lunghe procedure di asilo, l’assenza di sistemi integrati di gestione dei casi di rimpatrio, il mancato riconoscimento reciproco e la mancata registrazione sistematica delle decisioni di rimpatrio, l’insufficiente capienza dei centri di trattenimento, la difficile cooperazione con il Paese di origine dei migranti o, semplicemente, la fuga dei migranti dopo l’adozione della decisione di rimpatrio».

Per questo, la Corte ha rivolto raccomandazioni alla Commissione europea e alle due agenzie, esortandole a:

«Utilizzare gli insegnamenti appresi ai fini dell’istituzione di un eventuale meccanismo di ricollocazione volontaria in futuro;

Rafforzare la gestione dell’assistenza di emergenza, dei sistemi di asilo e delle procedure di rimpatrio;

Rafforzare il sostegno dell’EASO alle procedure di asilo e adeguare il sostegno al rimpatrio di Frontex e l’invio di esperti».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 13 novembre 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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