Sul sito “Esterniamo” il 21 novembre 2014 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Tecnologia e decoro. Aipe e Crr siglano un accordo per fare di Roma una “smart city” di eccellenza”, che dava notizia “dell’accordo siglato dall’Associazione Imprese Pubblicità Esterna (Aipe) e dal Consorzio Roma Ricerche (Crr)” e precisava che “obiettivo della partnership è lo studio, lo sviluppo e la realizzazione di nuove modalità di comunicazione informativa-pubblicitaria, che siano al passo con le principali capitali europee e città metropolitane nel mondo.”
L’articolo specificava quanto segue: “Da un lato l’Aipe, che nasce per rappresentare le aziende operanti nel settore della pubblicità esterna e che fa della lotta all’abusivismo, la qualificazione del settore e la semplificazione delle procedure amministrative i punti saldi del loro operato. Dall’altro il Consorzio Roma Ricerche, un ente di ricerca no-profit costituita nel 1986, da enti privati e pubblici, con lo scopo istituzionale di realizzare un collegamento tra il mondo universitario e quello industriale, promuovendo e sostenendo le attività collaborative fra i propri soci, per facilitare il trasferimento di tecnologie innovative e strategiche, dal mondo della ricerca a sostegno della competitività del sistema industriale”.
L’articolo riportava la seguente dichiarazione del Presidente del Consorzio Roma Ricerche, Fabio De Furia, «La città del futuro sarà sempre più tecnologica e intelligente e il tema della smart city è inserito da tempo nell’agenda dell’Unione Europea. La nostra sfida – spiega De Furia – è quella di mettere al servizio dell’intera comunità quelle innovazioni tecnologiche sviluppate dalle nostre università e dai centri di ricerca che possano riportare la città di Roma ai primi posti tra le metropoli di tutto il mondo, valorizzando allo stesso tempo l’incredibile patrimonio artistico culturale che la caratterizza».
Fabio De Furia
L’articolo riportava anche le dichiarazioni della Presidente dell’Aipe Daniela Aga Rossi: «Questo progetto – spiega – nasce con due obiettivi ambiziosi. Come operatori sentivamo la necessità di rinnovare la nostra impostazione puntando non soltanto al business ma impegnandoci in un processo di responsabilità sociale d’impresa».
«Abbiamo riflettuto molto su questo cambiamento di mentalità adattandoci e queste nuove sensibilità. Non volevamo più sentirci, direttamente o anche indirettamente, responsabili dell’immagine negativa che la cartellonistica commerciale nelle aree urbane ispirava», specifica la Presidente dell’Aipe.
Da qui l’idea di realizzare un progetto d’avanguardia che concili la pubblicità con i servizi di pubblica utilità sfruttando le immense potenzialità del wi-fi, e delle smart cities.
«Quanto abbiamo progettato, con le eccellenze tecnologiche messe a disposizione dal Consorzio Roma Ricerche – spiega Aga Rossi – è un prodotto realizzato con materiale
leggero, a basso consumo energetico resistente, facilmente manutenibile, ma soprattutto d’avanguardia perché offre informazioni turistiche, informazioni sulla mobilità e sul m
«Quanto abbiamo progettato, con le eccellenze tecnologiche messe a disposizione dal Consorzio Roma Ricerche – spiega Aga Rossi – è un prodotto realizzato con materiale eteo, e la possibilità di chiamare soccorsi. Un’ottica dunque polivalente e multifunzionale».
Daniela Aga Rossi
Il 27 novembre 2014 sempre sul sito Esterniamo è stato pubblicato il seguente articolo dal titolo “Aipe presenta in Campidoglio il progetto per i nuovi cartelloni pubblicitari. Saranno ecologici e anti-graffiti”.
Decoro urbano più tecnologico.
L’Associazione Imprese Pubblicità Esterna (Aipe) che ha realizzato, in collaborazione con il Consorzio Roma Ricerche (CRR), un progetto innovativo per rivoluzionare il sistema urbano degli impianti di comunicazione visiva-pubblicitaria, ha consegnato il progetto al Comune di Roma Capitale nell’ambito del percorso condiviso inaugurato dalla Giunta orientato al superamento dell’attuale procedimento.
“Con l’approvazione del PRIP (Piano Regolatore Impianti e mezzi Pubblicitari), il 30 luglio, si è aperta una nuova fase di pianificazione”.
Lo comunica, in una nota, l’Aipe.
“La proposta rivoluzionaria presentata dall’Aipe s’ispira alle smart cities e punta all’evoluzione tecnologica degli impianti SPQR, vetusti e fortemente contestati a causa del degrado estetico urbano, in una vetrina commerciale pubblicitaria polivalente e multifunzionale. Gli impianti presentati dall’Aipe, progettati con il contributo tecnico-scientifico del Consorzio Roma Riccerche, sono integrati con sistemi intelligenti e di informazione urbana e dotati, quindi di connessione wi-fi, telecamere di sorveglianza e di controllo del traffico, sistemi di emergenza (SOS) per garantire la sicurezza urbana e dei cittadini, sensori di parametri ambientali, sistemi informativi di pubblica utilità, illuminazione eco-sostenibile, design omogeneo, facilità di installazione, leggerezza degli impianti realizzati con materiale resistente alle intemperie, valorizzazione del patrimonio estetico e artistico della città”.
“Tutti gli impianti saranno realizzati con materiali completamente riciclabili e con caratteristiche anti-sporco, anti-graffiti, anti-corrosione per mantenerne inalterato l’aspetto e il conseguente decoro delle strade – prosegue la nota – Tutela dell’ambiente, condivisione di informazioni turistica e di mobilità urbana, digitalizzazione sono gli accessori standard di questo nuovo sistema d’impiantistica che potrebbe rendere Roma non solo competitiva rispetto alle altre capitali europee ma addirittura all’avanguardia rispetto ai sistemi pubblicitari delle grandi metropoli di tutto il mondo. Lo studio e la realizzazione degli impianti sono stati condotti dal Consorzio Roma Ricerche che ha messo a disposizione i propri ricercatori e le proprie competenze per individuare soluzioni innovative e sostenibili nell’ambito delle tecnologie Ict, dell’uso dei materiali e dell’efficienza energetica”.
“Prendiamo atto con soddisfazione – ha dichiarato la presidente dell’Aipe Daniela Aga Rossi – che la Giunta di Roma Capitale voglia cambiare pagina. Per noi questa è una sfida importante perché vogliamo contribuire al decoro urbano e all’implementazione tecnologica della nostra città. Apprezziamo soprattutto il metodo: l’assessore al Commercio Marta Leonori ha raccolto le nostre osservazioni sulla tipologia d’impiantistica presente nel PRIP e coinvolto gli operatori chiedendo di presentare progetti per disegnare la città del futuro”.
“Il che – ha concluso la presidente – è sicuramente un importante segnale di cambiamento”.
Lo stesso 27 novembre 2014 sempre sul sito “Esterniamo” è stato pubblicato il seguente secondo ulteriore articolo sul medesimo tema dal titolo “Un progetto di impianti pubblicitari innovativi ed ecosostenibili. La risposta (costruttiva) di Roma a Grenoble”.
È di qualche giorno fa la notizia che il sindaco di Grenoble non rinnoverà il contratto alla multinazionale JC Decaux per piantare alberi al posto di cartelli pubblicitari.
[Éric Piolle, sindaco della città francese di Grenoble, ha annunciato lunedì 24 novembre che da gennaio ad aprile 2015 verranno rimossi tutti i cartelloni pubblicitari della città, e verranno sostituiti con alberi e altri spazi verdi. Grenoble – capoluogo del dipartimento dell’Isère, nella Francia sudorientale – ha circa 150mila abitanti e 326 pannelli pubblicitari, di cui 64 cartelloni di grandi dimensioni. Piolle ha anche annunciato che il contratto che la città ha con JCDecaux, la società più grande del mondo che si occupa di pubblicità in ambienti esterni, non verrà rinnovato per il prossimo anno. Ndr.]
Semplicemente vuole ridisegnare la città in maniera “più gentile e creativa”, si legge nelle sue dichiarazioni.
Ora senza raggiungere gli eccessi del sindaco Piolle, che si può permettere tra l’altro di rinunciare ad un’entrata, per lui, di oltre 645mila euro, ridisegnare la città secondo degli standard qualitativi elevati e con un’alta interazione con il cittadino è ormai una priorità di tutti gli amministratori comunali.
In questa direzione si è orientata anche la giunta capitolina con la sua richiesta alle Associazioni nazionali di categoria di uno studio per realizzare dei progetti di impianti pubblicitari che caratterizzino la città con il loro design ed i loro materiali.
E, per una volta, l’eccellenza italiana si è veramente data da fare: materiali riciclabili, accorgimenti super innovativi, come le vernici anti-graffiti ed i prodotti anti corrosione, proposte di integrazione con telecamere e sensori ambientali.
Il tutto grazie alla collaborazione tra imprese pubblicitarie, Consorzio Roma ricerche ed amministrazione.
Insomma il miglioramento della nostra capitale sta davvero a cuore a tutti: sarà ora compito dell’amministrazione definire le caratteristiche ed il design imprescindibile che la comunicazione esterna dovrà assumere inserendo parametri precisi ed inderogabili nei suoi bandi per l’assegnazione degli spazi e farle rispettare.
A noi non resta che aspettare.
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Della presentazione in Campidoglio del progetto dei nuovi impianti è stata data notizia sempre il 27 novembre 2014 sul sito sia del “Corriere della Sera” che di “Bastacartelloni” dove si afferma che “Il progetto è sicuramente interessante e il Campidoglio potrà tenerlo in considerazione nel momento in cui andrà a predisporre i bandi di gara” e si precisa riguardo ai futuri 10 bandi di gara che “chi se li aggiudicherà potrà fornire dei servizi alla città. Abbiamo ricordato altre volte il bike sharing, le toilette pubbliche, ma non è escluso che il Comune voglia anche dotarsi per esempio di telecamere di sicurezza. E questa tecnologia potrebbe ritornare utile.”
In termini di “metodo” mi sento di lamentare preliminarmente la scarsa trasparenza di questa operazione, venuta allo scoperto solo ieri e soltanto per opera dell’AIPE che l’ha voluta portare a conoscenza e non certo grazie alla Giunta Capitolina in generale ed all’Assessore Marta Leonori in particolare, che – stando alle dichiarazioni di Daniela Aga Rossi – avrebbe “raccolto le nostre osservazioni sulla tipologia d’impiantistica presente nel PRIP e coinvolto gli operatori chiedendo di presentare progetti per disegnare la città del futuro”.
Si tratta quindi di una “sperimentazione” voluta quanto meno dai primi dello scorso mese di ottobre.
Venire ad apprendere le notizie da parte di una associazione privata, anziché dalla pubblica amministrazione, non può non far sorgere il doppio legittimo interrogativo anzitutto su cosa ci sia da nascondere dietro questa “sperimentazione” ed in secondo luogo sul coinvolgimento – almeno per ora – non di tutti gli operatori del settore, ma esclusivamente di quelli che sono rappresentati da una sola associazione di categoria quale è l’AIPE, per cui mi chiedo se ad essere coinvolte siano state anche le altre 4 associazioni di categoria come la A.A.P.I. (Associazione Aziende Pubblicitarie Italiane), la I.R.P.A (Imprese Romane Pubblicitarie Associate), la A.P.R. (Associazione Pubblicitari Romani) e la S.P.A.R. (Società Pubblicitarie Associate Romane).
Se in termini di “metodo” l’incarico di questa “sperimentazione” fosse stato “delegato” esclusivamente all’AIPE ed alle ditte pubblicitarie del riordino da essa rappresentate, come fra le altre la “S.C.I.” (Società Concessioni Internazionali), la A.P.A. (Azienda Pubblicità Affissioni) e la A.P. Italia, è del tutto presumibile che le altre associazioni di categoria ed appresso a loro le ditte pubblicitarie da esse rappresentate (specie del riordino) avranno dei giustificati motivi di risentimento, se non di rivalsa, a maggior ragione perché – come si apprende sempre da Daniela Aga Rossi – la sperimentazione “punta all’evoluzione tecnologica degli impianti SPQR”, che in forza del comma 5 bis dell’art. 7 del Regolamento così come modificato ed integrato con Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 50 del 30 luglio 2014 “sono oggetto di concessione, nel rispetto dei principi di evidenza pubblica, prioritariamente alle imprese che hanno partecipato alla procedura di cui alle deliberazioni di Consiglio Comunale n. 254/1994 e di Giunta n. 1689/1997 [procedura di riordino, Ndr.] con i criteri che saranno successivamente definiti dalla Giunta Capitolina”.
Mi corre l’obbligo di ricordare le estenuanti quanto sterili riunioni che il Presidente della Commissione Commercio Orlando Corsetti ha voluto dedicare senza trovare una soluzione ad una “premialità” da dovere assolutamente riconoscere alle cosiddette “ditte virtuose”.
Dal momento che il procedimento di evidenza pubblica che dovrà portare ad assegnare gli impianti SPQR alle sole ditte che hanno partecipato al riordino avverrà per inviti, che dovranno esser fatti in base proprio ai “criteri” che la Giunta Capitolina deve ancora definire (almeno ufficialmente), ritengo più che opportuno che l’Assessore Marta Leonori chiarisca in modo inequivoco che la “sperimentazione” di cui al momento si è fatta carico e comunque la “richiesta alle Associazioni nazionali di categoria di uno studio per realizzare dei progetti di impianti pubblicitari che caratterizzino la città con il loro design ed i loro materiali” non abbia nessuna contropartita in cambio e non comporti comunque nella maniera più assoluta “obblighi” e condizionamenti” tali da far rischiare in un prossimo domani contenziosi a catena che impedirebbero di fatto o ritarderebbero magari di molto la procedura dei bandi di gara, allungando sine die la proroga delle scadenza delle concessioni degli impianti del riordino e la conseguente permanenza sul territorio della Capitale della “cartellopoli” attualmente esistente.
In termini di “merito” non posso non lamentare nuovamente la mancanza di trasparenza anche da parte della stessa AIPE, unitamente al CRR, che non hanno ritenuto di specificare meglio quali siano esattamente i futuri impianti “SPQR” o addirittura i futuri impianti pubblicitari.
A tal riguardo debbo far presente che la “Normativa Tecnica di Attuazione” del PRIP prevede all’art. 35 sia le tipologie degli impianti di proprietà comunale (cartello SPQR, palina SPQR e parapedonale SPQR) che i rispettivi formati, di cui in allegato mette anche le schede tecniche, senza che figurino gli “impianti a messaggio variabile” introdotti invece nel Regolamento con la Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 50 del 30 luglio 2014, che rispondono sicuramente alla caratteristiche altamente tecnologiche del progetto presentato ieri in Campidoglio dall’AIPE.
Escludendo a priori anche la convenienza economica di far diventare tecnologica una palina SPQR da mt. 1,00 x 1,00 o peggio ancora un parapedonale da mt. 1,00 x 0,70, rimane per esclusione il solo cartello SPQR nei formati da mt. 2,00 x 2,00 e da mt. 3,00 x 2,00, di cui se dovesse essere favorita una maggiore quantità occorrerebbe che la Giunta Capitolina ne dettasse la percentuale fra i criteri di redazione alla S.p.A. “Aequa Roma” incaricata di elaborare i 15 Piani di Localizzazione per ora solo a parole, considerato che la Giunta Capitolina deve ancora approvare la delibera di incarico ufficiale.
Ora se il progetto dell’AIPE per i nuovi cartelloni pubblicitari riguarda solo gli impianti SPQR della tipologia “cartello” e del presumibile e più adattabile formato di mt. 3,00 x 2,00 e venisse fatto proprio dalla Giunta Capitolina per inserirlo nel procedimento di evidenza pubblica per l’assegnazione degli impianti SPQR alle ditte del riordino che risponderanno a “criteri premiali”, c’è da chiedersi se la Giunta – anche per assicurare l’assegnazione degli impianti da gestire in locazione per 10 anni al maggior numero possibile di operatori – procederà a due o più procedimenti di evidenza pubblica economicamente omogenei tra di loro, mettendo quindi a gara lo stesso mix di tipologie e di formati, oppure separando gli impianti a messaggio variabile dagli altri di tipo tradizionale.
Se la Giunta procedesse allo stesso modo anche con gli altri impianti di proprietà privata su suolo pubblico, dovrebbe allora tener conto degli specifici “circuiti” in cui rientrano, come quello relativo a “cultura e spettacolo” (nel formato esclusivo di mt. 2,00 x 2,00, da assegnare secondo me con un unico bando di gara, senza nessun servizio connesso, ma solo alla maggiore offerta fatta sul canone di concessione), quello relativo agli “impianti di pubblica utilità“ (formati esclusivi di mt. 1,20 x 1,80 e mt. 3,20 x 2,40) a sua volta suddiviso in “circuito dedicato al servizio di bike sharing” (da assegnare con un unico bando di gara) e “circuito dedicato ad elementi di arredo urbano” (da assegnare anche con più bandi di gara, uno per ogni elemento di arredo urbano di cui il Comune vorrà dotare la città entro i prossimo decennio, come ad esempio toilettes autopulenti, panchine, cestini etc.) ed infine quello relativo a tutti i rimanenti impianti di proprietà privata su suolo pubblico da assegnare secondo me anche con più bandi di gara, senza nessun servizio connesso, ma solo alla maggiore offerta fatta sul canone di concessione e tutt’al più con l’obbligo di una nuova veste già prestabilita degli impianti, per rispettare l’obbligo di definire lotti economicamente omogenei fra di loro.
Quand’anche la “sperimentazione” riguardasse la sola “veste” esteriore di ogni impianto, quale che ne sia il formato, non posso non mettere in evidenza che l’Amministrazione Capitolina affidandosi al privato abbia implicitamente dimostrato una sua incapacità di “progettare” da sola nuovi modelli di impianti: sarebbe stato in tal caso preferibile mettere a gara, oltre che alla maggiore offerta fatta sul canone di concessione, anche il progetto migliore di nuovo impianto.
Avrei francamente preferito non dovere fare tutti i suddetti “distinguo” e pormi tutti i conseguenti interrogativi, a cui chiederò all’Assessore di dare quella risposta che avrebbe dovuto dare prima ufficializzando a priori in modo assolutamente trasparente lo scopo, la finalità e soprattutto l’utilizzo futuro di questa “sperimentazione.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi